Grani duri con radici più profonde per una maggiore produttività e resistenza alla siccità, pasta arricchita di fibre, nuove tipologie di pasta e tecnologie innovative per individuare contaminanti Il mondo della ricerca mondiale presente a FSTP4 accelera sull’autosufficienza alimentare europea messa a rischio dalla ‘tempesta perfetta’
Si è concluso il Congresso Internazionale del mondo scientifico sul frumento duro e la pasta dal titolo ‘From Seed to Pasta IV’, che si è tenuto nella sede della Regione Emilia-Romagna dal 26 al 29 ottobre. I rappresentanti del mondo della scienza, della produzione e dell’industria del frumento duro sono arrivati da tutto il mondo per presentare i progressi della ricerca necessari per affrontare le crescenti sfide dell’aumento di temperatura, della crisi economica e geopolitica in atto, di una minore disponibilità di acqua e di un aumento delle fitopatologie che determineranno, a parità di condizioni, una drastica riduzione della produzione
Serve più ricerca per tenere il passo (velocissimo) dettato da questa ‘tempesta perfetta’ a livello globale che causa significativi impatti sulla sfera economica, ambientale e produttiva della filiera del frumento duro e dei suoi derivati come la pasta. La comunità scientifica, produttiva e industriale mondiale si è riunita a Bologna per parlarne e per fornire alcune risposte a queste sfide, nel corso della quarta edizione del Congresso ‘From Seed to Pasta’ che si è chiuso il 29 ottobre (con apertura il 26), presso la sede della Regione Emilia-Romagna. Il congresso internazionale ‘From Seed to Pasta’ è stato realizzato dall’Università di Bologna (prof. Roberto Tuberosa), in collaborazione con Wheat Initiative, CIMMYT (International Maize and wheat improvement center); ICARDA (Science for resilient livelihoods in dry areas); CREA (Consiglio nazionale delle ricerche in Agricoltura e l’analisi dell’economia agraria) e il Crop Development Center – USASK; con il supporto organizzativo di Avenue Media.
“Si tratta di un grande evento frutto di due anni di organizzazione – ha spiegato Claudio Vercellone, CEO di Avenue Media, segreteria organizzativa – che ha portato a Bologna esperti provenienti da oltre 40 Paesi di tutti e cinque i continenti. Oltre 260 le presenze costanti giornaliere e circa 400 i visitatori che hanno partecipato al convegno nell’arco delle quattro giornate di lavoro. Il grano duro è diventato una delle derrate strategiche economiche e politiche a livello internazionale poiché è la base dell’alimentazione della popolazione del Pianeta insieme al grano tenero. Bisogna sottolineare che il grano duro ha un valore strategico soprattutto per l’Europa, per l’Africa e, per quanto concerne l’identificazione di geni di interesse per il miglioramento genetico del frumento tenero, anche per la Cina, oltre che fornire un’insieme di importanti aspetti dal punto di vista nutrizionale rispetto al frumento tenero”
LO SCENARIO GLOBALE – La crisi climatica in atto ponendo sfide importanti per la produzione primaria agricola. È un fatto acclarato dalla scienza che, per ogni grado di temperatura in più che si registra sui campi rispetto alle temperature normali, corrisponde una perdita della produzione di circa il 7%. Va da sé che la situazione diventa drammatica in stagioni, come quest’ultima appena trascorsa, caratterizzata da picchi di temperatura superiori anche di cinque gradi rispetto alla media degli ultimi cento anni.
“I massimi esperti mondiali qui riuniti – ha precisato Roberto Tuberosa, uno dei due vertici del comitato organizzativo dell’evento insieme a Karim Ammar del CIMMYT (Messico) – hanno fornito risposte su come fronteggiare la ‘tempesta perfetta’ causata da un aumento delle temperature, una minore disponibilità di acqua e dalla diffusione di nuove fitopatologie tra cui la ruggine nera del grano e la fusariosi che provoca un pericoloso accumulo nel seme di micotossine, sostanze altamente tossiche. A questo si aggiunga la crisi derivata dal conflitto tra Russa e Ucraina che determina anche gravi speculazioni di mercato soprattutto perché si tratta di due grandi Paesi produttori sia di grano che dei concimi azotati, usati in queste colture ed il cui mercato è finito in una bolla speculativa fuori controllo”.
Parlare di frumento (duro e tenero) e quindi di pasta e pane, significa parlare del 20-30% del fabbisogno calorico quotidiano di ogni individuo del pianeta. Nei Paesi del Nord Africa, questo apporto calorico raggiunge sale l’80%. Da qui la corsa in avanti della ricerca, del mondo produttivo e dell’industria per fornire risposte efficaci e prodotti sostenibili e a prezzo contenuto oltre che resilienti al cambio climatico e alle nuove malattie.
“Fermi restando i punti fermi degli obiettivi di qualità e food secuirity – ha detto Peter Langridge, presidente del board scientifico di Wheat Initiative – è indispensabile incrementare la produzione mondiale di frumento e questo significa affrontare molte sfide che causano progressive perdite di raccolto. Uno degli obiettivi della Wheat Inititative è quello di creare un network di tutti i ricercatori specializzati in questa filiera per massimizzare i risultati ottenuti dal mondo della scienza”.
LE RISPOSTE DEL MONDO SCIENTIFICO -“Le piante non si spostano – dice Filippo Bassi di ICARDA -. Sia che faccia caldo o che faccia freddo, non vanno in vacanza. Sono ferme lì e subiscono le conseguenze del cambio climatico molto di più degli esseri umani. Stanti così le cose, l’unica soluzione è quella di avere una genetica capace di mitigare questi cambiamenti, temperature estreme e questa siccità. Bisogna spingere sul miglioramento genetico e far sì che i breeder proseguano al meglio con il loro lavoro”.
Al convegno sono stati presentati diversi lavori su geni del frumento appena scoperti che sviluppano resistenza a diverse malattie. Geni che sono stati trovati in forme selvatiche di frumento in angoli remoti del mondo, come le Gole del Golan in Israele, e che saranno utilizzati per creare varietà più resilienti e produttive in presenza di difficili condizioni climatiche e in particolar modo di siccità
“Le ricerche presentate nel corso del convegno – ha detto Luigi Cattivelli, direttore del Centro di ricerca genomica e di bioinformatica del CREA – consentiranno di selezionare le varietà in grado di fronteggiare le sfide che abbiamo avanti. Ma il mondo della ricerca è in continuo movimento anche perché il quadro evolve ogni giorno. Tra le novità emerse in questo convegno anche nuove aree di coltivazione un tempo impensabili. Penso ad alcune regioni dell’Africa occidentale subsahariana, come la Nigeria o il Senegal che hanno iniziato a produrre, sotto l’egida dell’organizzazione ICARDA, frumento locale per ridurre la loro dipendenza dall’estero
Tra le novità presentate in risposta al problema della siccità, si è parlato di varietà di frumento che hanno meno bisogno di acqua oppure di altre che invece sono in grado di affondare le proprie radici ad una maggiore profondità del terreno per andare a cercare l’acqua. Su quest’ultimo aspetto ci sono lavori di ricerca in corso presso l’Università di Bologna e presso l’ICARDA in Marocco.
LE RISPOSTE DELL’INDUSTRIA – La filiera del frumento, oltre a dovere fronteggiare le sfide in fase di coltivazione, deve rispondere ad una richiesta imprescindibile di qualità legata anche al mondo della produzione industriale. Nella terza giornata dei lavori, alcune aziende produttrici di pasta, quali Barilla, Molino Casillo e GoodMill, hanno presentato interessanti innovazioni di processo. RAM Elettronica e FOSS, operanti nel settore del rilevamento di contaminanti, hanno proposto le loro novità in merito, nel primo caso, del rilevamento di black e white spot del seme di grano, e nel secondo caso dell’individuazione della presenza di micotossine nella pasta, lungo le linee di processo. GoodMill, inoltre, ha sviluppato una pasta ad alto contenuto di fibre che ha un maggiore valore nutrizionale. Per contro, Barilla si prepara a lanciare l’anno prossimo, sul mercato italiano, una nuova forma di pasta, già lanciata su alcuni mercati esteri, che si chiamerà i ‘Papiri’ e che è stata progettata in collaborazione con il celebre designer Walter De Silva.
“Questa nuova referenza nasce dalla convinzione che la pasta abbia molti spazi di innovazione pur essendo radicata nella tradizione – ha specificato Francesco Pantò, vicepresidente del dipartimento Ricerca e Sviluppo di Barilla -.Stiamo lavorando, tra gli altri filoni di sviluppo della pasta, sul tema della forma perché crediamo che anche essa sia una caratteristica unica che la pasta ha e che determina non solo un aspetto estetico ma anche una differenziazione funzionale nell’utilizzo, unendo l’aspetto tecnico a quello culinario”.